Legittimazione dell’amministratore di condominio per l’usucapione della cosa comune

Nel caso in cui un condomino si rivolga all’autorità giudiziaria per l’accertamento dell’avvenuta usucapione di una parte condominiale, l’amministratore non sarà coinvolto direttamente nel giudizio, non rivestendo la sua rappresentanza ex art. 1130 c.c. il potere sui diritti individuali dei singoli condomini che dovranno partecipare direttamente al processo di accertamento dell’eventuale intervenuto acquisto del bene comune.

(Cassazione Civile, 29 ottobre 2019, n. 27707)


Legittimazione attiva del singolo condomino per la tutela del pregiudizio architettonico

Le modificazioni apportate da uno dei condomini, nella specie alle parti comuni, in violazione del divieto previsto dal regolamento di condominio, connotano tali opere come abusive e pregiudizievoli al decoro architettonico dell’edificio e configurano l'interesse processuale del singolo condomino che agisca in giudizio a tutela della cosa comune.

(Cassazione Civile, ordinanza 5 novembre 2019, n. 28465)


Responsabile l’amministratore per la totale mancanza di contabilità sociale

In sede di azione di responsabilità ex art. 2392 c.c., la totale mancanza di contabilità sociale (o la sua tenuta in modo sommario e non intellegibile) giustifica la condanna dell’amministratore al risarcimento del danno, vertendosi in tema di violazione da parte dell’amministratore medesimo di specifici obblighi di legge, idonea a tradursi in un pregiudizio per il patrimonio sociale, la cui entità ben può essere determinata, in via equitativa, in misura percentuale (nella fattispecie, pari al 30%) rispetto al maggior importo del credito erariale ammesso al passivo per effetto della omissione degli adempimenti tributari e contributivi.

(Cassazione Civile, 29 ottobre 2019, n. 27610)


Fideiussione prestata da soggetto privo di un patrimonio capiente

Posto che la causa del negozio di fideiussione è riconducibile alla funzione di garanzia di un debito altrui, la stessa non può ritenersi mancante se prestata da soggetto incapiente. Infatti, la fideiussione, nella misura cui produce una mera estensione della garanzia patrimoniale, non presuppone l'attuale capienza del patrimonio del fideiussore, partecipando invece dei caratteri propri della responsabilità patrimoniale, ovvero la sottoposizione a vincolo patrimoniale e la soggezione al potere di coazione del creditore.

(Cassazione Civile, ordinanza 10 settembre 2019, n. 22559)


I pregiudizi derivanti dalla sofferenza soggettiva e dal necessitato mutamento peggiorativo delle abitudini di vita debbono essere risarciti

Il familiare di una persona lesa dall'altrui condotta illecita (omessa diagnosi di malattia) può subire uno stato di sofferenza soggettiva e un necessitato mutamento peggiorativo delle abitudini di vita (incidente sul profilo dinamico della propria esistenza): entrambi i pregiudizi debbono essere risarciti, laddove rivestano i caratteri della serietà del danno e della gravità della lesione, senza che possano valere ad escludere la sussistenza del pregiudizio la circostanza che l'invalidità del congiunto non sia totale o il fatto che l'assistenza possa essere stata ripartita fra più familiari.

(Cassazione Civile, 4 novembre 2019, n. 28220)


Ufficialmente ancora sposati, ma separati di fatto: niente risarcimento alla vedova

Il risarcimento del danno non patrimoniale può essere riconosciuto al coniuge separato a condizione che si accerti che il fatto illecito del terzo abbia provocato quel dolore e quelle sofferenze morali che di solito si accompagnano alla morte di una persona cara, previa dimostrazione che, nonostante la separazione, anche se solo di fatto, e non giudizialmente o consensualmente raggiunta, vi sia ancora un vincolo affettivo particolarmente intenso (escluso il risarcimento in favore di un donna per il sinistro mortale occorso al marito; nella specie, infatti, tra i coniugi era in atto una separazione di fatto, a testimoniarlo la rottura della convivenza e il fatto che lui aveva una nuova compagna, a cui peraltro è stato riconosciuto il risarcimento).

(Cassazione Civile, 4 novembre 2019, n. 28222)


La prededucibilità dei crediti

Il credito del professionista che abbia funto da advisor legale nella predisposizione della domanda di concordato rientri tra i crediti sorti "in funzione" di quest'ultima procedura e, come tale, a norma dell'art. 111, comma 2, legge fall., deve essere soddisfatto in prededuzione nel successivo fallimento, senza che, ai fini di tale collocazione, debba essere accertato, con valutazione ex post, che la prestazione resa sia stata concretamente utile per la massa in ragione dei risultati raggiunti.

(Cassazione Civile, ordinanza 28 ottobre 2019, n. 27538)


Cose in custodia e fatto doloso del terzo

In tema di danno cagionato da cose in custodia, il fatto doloso del terzo che abbia efficacia causale esclusiva nella produzione dell'evento lesivo va inteso, se imprevedibile e inevitabile, come caso fortuito idoneo a escludere la responsabilità oggettiva ex art. 2051 c.c. (fattispecie in cui l'avventore di una discoteca è rimasto ferito dal lancio di una bottiglia di vetro da parte di un altro avventore rimasto sconosciuto).

(Cassazione Civile, 4 giugno 2019, n. 15249)


Limite di responsabilità dell’ente gestore della strada

Se il danneggiato conosce la situazione del luogo in cui è avvenuto il sinistro e la condizione di dissesto della strada si ritiene ampiamente visibile, essendovi sul posto apposita segnaletica stradale, non sussiste alcuna responsabilità dell’Ente gestore.

(Cassazione Civile, 16 ottobre 2019, n. 26244)


Colpo di frusta inesistente se l'accertamento è "impossibile"

Le norme di cui all'art. 32, comma 3-ter e quater, d.l. n. 1/2012 (conv. in l. n. 27/2012), che escludono il risarcimento per danno biologico permanente se le lesioni di lieve entità non sono suscettibili di accertamento clinico strumentale obiettivo, non violano precetti costituzionali. Le norme citate non pongono infatti limiti ai mezzi di prova né alla risarcibilità del danno; esse semplicemente affermano un principio già proprio del sistema e cioè che è risarcibile solo un danno dimostrato ragionevolmente, mentre non lo sono i danni solo ipotizzati, temuti, eventuali, supposti, possibili, ma non probabili.

(Cassazione Civile, ordinanza 16 ottobre 2019, n. 26249)