Durata della società, aspettativa di vita del socio e diritto di recesso

L’art. 2473, comma 2, c.c., che consente il recesso ad nutum del socio nell'ipotesi di s.r.l. contratta a tempo indeterminato deve ritenersi applicabile anche all'ipotesi in cui la durata statutaria della società, pur essendo determinata, sia assimilabile a una durata a tempo indeterminato, in quanto così lontana nel tempo da oltrepassare la ragionevole data di compimento del progetto imprenditoriale, mentre non assume rilevanza l’aspettativa di vita, o la durata media di vita, del socio stesso: non può ritenersi legittimo il recesso esercitato da un socio se la durata della società superi la sua aspettativa di vita.

(Cassazione Civile, ordinanza 29 marzo 2019, n. 8962)


La legittimazione iure proprio dell’amministratore alla proposizione del reclamo alla sentenza di fallimento

L'amministratore di società di capitali è legittimato, iure proprio, alla proposizione del reclamo avverso la sentenza dichiarativa di fallimento, trattandosi di mezzo impugnatorio volto a rimuovere gli effetti riflessi negativi che possano derivargli dalla dichiarazione di fallimento, sul piano sia morale, in relazione ad eventuali contestazioni di reati, che patrimoniale, in relazione ad eventuali azioni di responsabilità. Né rileva, una volta verificata detta strumentalità in astratto, al riguardo se al momento della dichiarazione di fallimento l'amministratore della società fosse ancora in carica ovvero già cessato dalla carica.

(Cassazione Civile 13 marzo 2019, n. 7190)


Incombe all'infortunato la prova dell'illecito commesso da altro studente, quale fatto costitutivo della sua pretesa

Ai fini della configurabilità della responsabilità a carico della scuola ex art. 2048 c.c. non è sufficiente il solo fatto di aver incluso nel programma di educazione fisica la disciplina sportiva in cui si è verificato il sinistro e fatto svolgere tra gli studenti una gara sportiva, ma è altresì necessario: a) che il danno sia conseguenza del fatto illecito di un altro studente impegnato nella gara; b) che la scuola non abbia predisposto tutte le misure idonee ad evitare il fatto.

(Cassazione Civile, 10 aprile 2019, n. 9983)


La convivenza non prova il legame affettivo tra nonno e nipote

In tema di risarcimento dei danni da lesione del rapporto parentale, il rapporto nonni-nipoti, per essere ritenuto giuridicamente rilevante, non può essere ancorato alla sola convivenza, dovendo riconoscersi comunque, anche in mancanza della stessa, la possibilità per tali congiunti di provare in concreto l'esistenza di rapporti di affetto e solidarietà con il familiare defunto.

(Tribunale di Napoli, 31 ottobre 2018)


Azione di responsabilità contro gli amministratori

Il socio può agire come sostituto processuale in nome proprio ma nell’interesse della società, la quale è e rimane titolare del diritto al risarcimento del danno sofferto a causa della mala gestio del proprio amministratore ed è pienamente legittimata ad agire per il relativo risarcimento.

(Tribunale di Catanzaro, 4 dicembre 2018)


Bilanciamento tra il dovere di cronaca e la tutela della riservatezza

La trasmissione di immagini di un processo da cui è possibile svelare l'identità dei soggetti, nella fattispecie le vittime, senza aver adottato gli accorgimenti atti alla protezione degli stessi, legittima la richiesta di risarcimento del danno da parte degli interessati.

(Cassazione Civile, 04 aprile 2019, n.9340)


L’indisponibilità di un veicolo durante il tempo necessario per le riparazioni rappresenta un danno che deve essere allegato e dimostrato

Il danno da fermo tecnico del veicolo incidentato non è risarcibile in via equitativa ove la parte non abbia provato di aver sostenuto oneri e spese per procurarsi un veicolo sostitutivo, né abbia fornito elementi, quali i costi assicurativi o la tassa di circolazione, idonei a determinare la misura del pregiudizio subito.

(Cassazione Civile, ordinanza 4 aprile 2019, n. 9348)


Genitori e danno morale

Nel riconoscimento del danno dei prossimi congiunti di una vittima di reato che ha subito lesioni personali, spetta a costoro anche il risarcimento del danno morale, che essendo difficilmente accertabile mediante metodi scientifici e diretti può essere accertato anche mediante indizi e presunzioni.

(Cassazione Civile, 27 marzo 2019, n. 8442)


La caparra quale anticipo dei maggiori danni

In tema di contratto preliminare, va qualificata in termini di declaratoria di risoluzione per inadempimento - soggetta, pertanto, alla relativa disciplina generale - e non quale esercizio del diritto di recesso, la domanda con cui la parte non inadempiente, che abbia conseguito il versamento della caparra, chieda, oltre alla risoluzione del contratto, la condanna della controparte al risarcimento di ulteriori danni; in tal caso, dunque, essa non può incamerare la caparra, che perde la sua funzione di limitazione forfettaria e predeterminata della pretesa risarcitoria e la cui restituzione è ricollegabile agli effetti propri della risoluzione negoziale, ma solo trattenerla a garanzia della pretesa risarcitoria o in acconto su quanto le spetta, a titolo di anticipo dei danni che saranno in seguito accertati e liquidati.

(Cassazione Civile, 27 marzo 2019, n. 8571)


Sul potere collegiale di impugnare le delibere dei soci

In caso di Consiglio di Amministrazione di S.p.A., l’attribuzione della facoltà di impugnativa della deliberazione assunta dai soci avviene non in favore dei singoli componenti, ma dell’organo amministrativo nel suo complesso, trattandosi di un potere collegiale e non individuale dei singoli componenti dell’organo attribuito all'organo nel suo complesso.

(Tribunale di Roma, Sez. Specializzata, 13 aprile 2018)