Responsabilità del condomino
Qualora le infiltrazioni d’acqua, provenienti dal tetto di un edificio, cagionino un danno ad un condomino, responsabile non è solamente il Condominio ma altresì, ai sensi dell’art. 2051 c.c., il proprietario dell’appartamento sovrastante quello del danneggiato che non abbia provveduto alla manutenzione ordinaria del proprio immobile.
(Cassazione Civile, ordinanza 4 aprile 2018, n. 8393)
Responsabilità degli amministratori di società di capitali
L'art. 2392 c.c., nel testo vigente anteriormente alle modifiche introdotte dal D. Lgs. n. 6 del 2003, impone a tutti gli amministratori un dovere di vigilanza sul generale andamento della gestione che non viene meno nella ipotesi di attribuzioni proprie di uno o più amministratori, restando anche in tal caso a carico dei medesimi l'onere della prova di essersi diligentemente attivati per porre rimedio alle illegittimità rilevate. Tuttavia, alla regola di porre a carico solidale di tutti gli amministratori le conseguenze delle rilevate illegittimità contabili e di gestione della società è legittimo fare eccezione per quegli amministratori che abbiano assunto l'incarico da troppo breve tempo per poter ragionevolmente supporre che abbiano avuto modo di rendessi conto della situazione e che siano stati in grado d'intervenire con utili strumenti correttivi.
(Cassazione Civile, 21 marzo 2018, n. 6998)
Obbligo di provvedere al mantenimento dei figli
In materia di mantenimento dei figli minori grava, su entrambi i genitori, l'obbligo di provvedere al loro mantenimento; nel caso in cui uno solo dei coniugi abbia integralmente adempiuto l'obbligo di mantenimento dei figli, gravante su entrambi i genitori, pure per la quota facente carico all'altro coniuge, è legittimato ad agire iure proprio nei confronti di quest'ultimo per il rimborso di detta quota, ed anche per il periodo anteriore alla domanda.
(Tribunale di Reggio Emilia, 8 febbraio 2018)
La clausola risolutiva espressa è nulla se sono indeterminate le obbligazioni
La clausola risolutiva espressa presuppone che le parti abbiano previsto la risoluzione di diritto del contratto per effetto dell'inadempimento di una o più obbligazioni specificamente determinate, cosicché il Giudice non possa verificare la gravità dell’inadempimento. Pertanto, la clausola che attribuisca ad uno dei contraenti la facoltà di dichiarare risolto il contratto per gravi e reiterate violazioni dell'altro contraente “a tutti gli obblighi” da esso discendenti va ritenuta nulla per indeterminatezza dell'oggetto, in quanto detta locuzione nulla aggiunge in termini di determinazione delle obbligazioni il cui inadempimento può dar luogo alla risoluzione del contratto e rimette in via esclusiva ad una delle parti la valutazione dell'importanza dell'inadempimento dell'altra.
(Corte di Appello di Milano, 19 febbraio 2018)
Concorso del cliente nel comportamento negligente del commercialista.
Nel rapporto tra contribuente (soprattutto lavoratore autonomo o imprenditore) e commercialista, la condotta del contribuente dev'essere improntata a diligenza qualificata in ordine al puntuale assolvimento dei propri obblighi fiscali, se non del quantum e delle modalità di adempimento (demandati al consulente), quanto meno dell’an della pretesa statuale, richiedendosi da parte sua l’esercizio del dovere di vigilanza affinché venga data puntuale esecuzione al mandato conferito. Pertanto, nell'ipotesi in cui sia ravvisabile un difetto di diligenza del professionista, questi non risponde per l’intero danno ove dimostri che il comportamento negligente del cliente sia concorso nella produzione dell’evento, con conseguente limitazione per il professionista dell’obbligo risarcitorio.
(Tribunale di Milano, 12 gennaio 2018, n. 265)
Non comparire all’interrogatorio formale può formare il convincimento del giudice.
In tema di opposizione a decreto ingiuntivo, il convincimento del Giudice, oltre che sulla base dell'istruttoria documentale e orale, può derivare anche dalla mancata comparizione della legale rappresentante della società opponente all'interrogatorio formale ammesso nei suoi confronti, in assenza di qualsiasi giustificazione, ai sensi dell'art. 232 C.p.C..
(Tribunale Parma, 2 febbraio 2018, n. 176)
Concordato misto e soddisfazione dei chirografari
Il concordato “misto” può essere definito quale figura negoziale atipica che si pone come tertium genus tra il concordato liquidatorio e il concordato con continuità aziendale e non appare corretto sostenere che la semplice presenza di una componente liquidatoria debba comportare tout court l’osservanza della soglia minima del 20 %.
(Tribunale di Como, 27 febbraio 2018)
Al poliziotto carente nelle indagini può configurarsi la responsabilità civile?
In caso di omissione colposa nelle indagini delegate alla polizia dall'autorità giudiziaria, la condotta dell’agente non può costituire autonoma fonte di responsabilità civile poiché non può essere distinta dall'attività pubblicistica dell’organo titolare dell’azione penale. Al di fuori dei casi dolosi inquadrabili nell'ambito della calunnia, la sovrapponibilità dell’attività pubblicistica dell’autorità giudiziaria alla condotta dell’agente, esclude la configurabilità di un nesso causale con il danno eventualmente subito da chi si afferma leso dall'omissione, fermo restando il regime di responsabilità inerente al titolare del suddetto organo.
(Cassazione Civile, ordinanza 13 marzo 2018, n. 6036)
Fino a che età il figlio ha diritto al mantenimento?
Con il superamento di una certa età, il figlio maggiorenne, anche se non indipendente, raggiunge comunque una sua dimensione di vita autonoma che lo rende, se del caso, meritevole dei diritti ex art. 433 c.c. ma non più del mantenimento ex art. 337 -ter, 337-octies Cod. Civ.. Viene pertanto individuata, come età presuntiva, in linea con le statistiche ufficiali, nazionali ed europee, che oltre la soglia dei 34 anni, lo stato di non occupazione del figlio maggiorenne non può più essere considerato quale elemento ai fini del mantenimento, dovendosi ritenere che, da quel momento in poi, il figlio stesso possa semmai, avanzare le pretese riconosciute all'adulto, ovvero il regime degli alimenti.
(Tribunale di Modena, 1 febbraio 2018, n. 165)
Amministrazione di sostegno anche in caso di prodigalità
Può adottarsi la misura dell’amministrazione di sostengo, nell'interesse del beneficiario e a protezione del di lui patrimonio, anche in presenza dei presupposti di legge per l'interdizione o inabilitazione e anche in caso di prodigalità.
(Cassazione civile, 7 marzo 2018, n. 5492)