Revoca della sentenza di fallimento ed interruzione del giudizio di opposizione allo stato passivo

La sopravvenuta revoca della dichiarazione di fallimento, passata in giudicato, rende improcedibile il giudizio di opposizione allo stato passivo, attesa la natura endofallimentare di detto giudizio, inteso all'accertamento del credito con effetti limitati al concorso allo stato passivo. Nel caso in cui il fallito ritorni in bonis, l’accertamento effettuato nella procedura fallimentare non ha valore di prova certa ed il creditore, per recuperare coattivamente le somme, dovrà munirsi di regolare titolo esecutivo e, quindi, per ottenerlo, provvedere alla prova del credito secondo le regole generali.

(Cassazione civile, ordinanza 19 febbraio 2018, n. 3957)


Straordinarietà dell’evento atmosferico e risarcimento danni

La straordinarietà di un evento atmosferico può comportare la configurabilità del caso fortuito, idoneo ad escludere, come nel caso di specie, le pretese risarcitorie di alcuni automobilisti nei confronti della Provincia, proprietaria del tratto di strada in cui gli stessi erano rimasti bloccati a causa di un’abbondante nevicata senza ricevere né assistenza né soccorso.

(Cassazione civile, ordinanza 12 marzo 2018, n. 5859)


Ingiustizia del danno e responsabilità della banca

E’ da rigettare la domanda di risarcimento per danno ingiusto avanzata da un correntista nei confronti del proprio istituto di credito, il quale non aveva adempiuto tempestivamente alla richiesta del cliente che aveva disposto un bonifico sul conto corrente estero della moglie e, successivamente a tale inadempimento, le somme sul conto corrente venivano pignorate da un creditore.

Non si profila infatti il danno ingiusto, in quanto il correntista era perfettamente consapevole della propria esposizione debitoria ed attraverso la richiesta di bonifico risultava chiaro che lo stesso volesse eludere le pretese del creditore. Inoltre, al momento della disposizione del bonifico, non vi era la presenza di alcun credito da tutelare, perché nel patrimonio del correntista rientravano già i debiti maturati in epoca antecedente alla disposizione del bonifico, che già gravavano in senso negativo sul suo patrimonio.

(Cassazione Civile, ordinanza 6 marzo 2018, n. 5152)


E’ necessaria l’esecuzione forzata per entrare in possesso dei beni sequestrati?

In caso di sequestro giudiziario di beni, una volta che la connessa domanda di merito sia stata accolta con sentenza di primo grado non passata in giudicato, non è possibile per la parte vittoriosa nel giudizio di merito immettersi immediatamente nel possesso dei beni sequestrati chiedendone il rilascio al custode giudiziario nominato. La parte vittoriosa in primo grado dovrà invece avviare l’esecuzione nelle forme di cui agli artt. 605 e ss. C.p.c., notificando il precetto alla parte soccombente, e sarà poi l’ufficiale giudiziario a recarsi sul luogo dell’esecuzione, richiedendo al custode giudiziario la necessaria collaborazione per immettere l’avente titolo nel possesso dei beni, restando ferma al contempo la possibilità per la parte obbligata di opporsi all'esecuzione mediante il rimedio di cui all'art. 615 C.p.c..

(Tribunale di Udine, ordinanza 24 gennaio 2018)


Responsabilità dell’istruttore per i danni patiti dall'allievo

In caso di danni occorsi durante una lezione di sport, è corretto ricondurre la fattispecie nell'alveo della responsabilità aggravata ex art. 2048, c.c., giacché deve essere posto in primo piano il rapporto esistente tra allievo e maestro, in sé oggettivamente considerato, dando il giusto risalto al particolare contenuto di tale rapporto giuridico, nell'ambito del quale il precettore assume, nel quadro del complessivo obbligo di istruire ed educare, anche uno specifico obbligo di protezione e di vigilanza sull'allievo (la Corte afferma la responsabilità dell’istruttore di kitesurf per le lesioni patite dall'allievo conseguenti l'impatto violento contro il muro di cemento di un'abitazione, dopo che, durante lo svolgimento di una lezione della tecnica kitesurf, a causa della sua inesperienza, nonché delle forti raffiche di vento, perdeva il controllo del suo attrezzo velico).

(Corte d’Appello di Taranto, 22.02.2016, n. 77)


Falsa rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria della società

Il bilancio non veritiero può dar luogo alla responsabilità risarcitoria degli amministratori, giusto l’art. 2395 c.c., nella misura in cui i soci e i terzi in buona fede possono essere tratti in inganno dalla falsa immagine che i dati di bilancio rimandano della situazione economico-patrimoniale della società. Il soggetto che, nell'esperire un’azione di responsabilità ex art. 2395 c.c., lamenti la falsità dei dati di bilancio, è tenuto a provare mediante qualsiasi mezzo di prova non soltanto tale falsità, ma anche il nesso causale tra il dato falso e la propria determinazione di concludere il negozio, da cui sia derivato un danno diretto sul proprio patrimonio. Il rapporto di causalità, tuttavia, viene meno laddove il socio o il terzo, utilizzando l’ordinaria diligenza, avrebbero potuto conoscere facilmente, per altra via, l’effettiva consistenza patrimoniale.

(Tribunale di Roma, 5 giugno 2017)


Obblighi di diligenza del notaio

Il notaio non può limitarsi al mero accertamento della volontà delle parti ed a sovrintendere alla compilazione dell’atto, occorrendo che si interessi anche delle attività preparatorie e successive necessarie ad assicurare la serietà e la certezza degli effetti tipici dell’atto e del risultato pratico perseguito ed esplicitato dalle parti. (Nel caso di specie, in cui le parti di un preliminare avevano pattuito un termine di nove anni per la stipula del contratto definitivo, la Corte ha ritenuto che fosse dovere del notaio avvertirle che il c.d. “effetto prenotativo” del preliminare cessa qualora, entro tre anni dalla sua trascrizione, non sia eseguita quella del contratto definitivo o della domanda giudiziale diretta ad ottenere l’esecuzione in forma specifica dell’obbligo a contrarre).

(Cassazione Civile, 18 maggio 2017, n. 12482)


Risarcimento del danno esistenziale da inadempimento contrattuale anche in ipotesi non costituzionalmente qualificate

Il danno non patrimoniale da inadempimento contrattuale è risarcibile indipendentemente dalla sussistenza di una lesione di un diritto inviolabile costituzionalmente qualificato, dalla consumazione di un reato ex art. 185 c.p. o da una previsione legislativa. Postulare siffatta consistenza del danno non patrimoniale da inadempimento contrattuale non equivale ad allargare la platea della risarcibilità a qualsiasi fattispecie di danno non patrimoniale (nel caso in esame il Tribunale ha ritenuto provata la sofferenza derivata agli sposi dalla brutta figura fatta con i propri invitati il giorno del loro matrimonio, conseguente all'aver offerto durante il ricevimento nunziale cibo avariato, e pertanto alla coppia può essere riconosciuto il risarcimento del danno esistenziale da inadempimento contrattuale).

(Tribunale di Paola, 15 febbraio 2018)


Clausola vessatoria valida anche se illeggibile

In materia di contratti conclusi mediante la sottoscrizione di moduli o formulari predisposti per disciplinare in modo uniforme determinati rapporti (nella specie, utenza telefonica), la clausola con cui si stabilisce una deroga alla competenza territoriale ha natura vessatoria e deve essere, ai sensi dell'art. 1341, comma 2, c.c., approvata espressamente per iscritto. Qualora la medesima risulti scarsamente o per nulla leggibile, sia perché il modello è in fotocopia sia perché i caratteri grafici sono eccessivamente piccoli, il contraente debole può esigere dalla controparte che gli venga fornito un modello contrattuale pienamente leggibile; ma, ove ciò non abbia fatto, non può lamentare in sede giudiziale di non aver rettamente compreso la portata della suddetta clausola derogatoria.

(Cassazione Civile, 12 febbraio 2018, n. 3307)


Separazione e addebito tra marito violento e moglie infedele

Ai fini dell'addebito della separazione, se la condotta violenta dell'ex marito non può giustificare la relazione extraconiugale della consorte e comporta l'addebito allo stesso, la separazione può essere addebitata anche a quest'ultima, qualora la relazione extraconiugale risulti provata.

(Cassazione civile, 19 febbraio 2018, n. 3923)