Responsabilità della società di autonoleggio per le infrazioni stradali del conducente

In tema di sanzioni da circolazione stradale, va ribadita l'inammissibilità dell'opposizione, non potendo configurarsi l'avvenuta comunicazione, da parte della società di noleggio, del nominativo dei propri clienti quale fatto sopravvenuto "estintivo" della pretesa creditoria di cui alla cartella di pagamento, costituendo, piuttosto, circostanza da farsi valere mediante opposizione ai verbali di contestazione dell'infrazione stradale.

(Cassazione Civile, 11 gennaio 2022, n. 510)


La successione materna e l’indennità premio sono motivi per la revisione dell’assegno divorzile

La revisione dell'assegno divorzile di cui alla L. n. 898 del 1970, art. 9, postula l'accertamento di una sopravvenuta modifica delle condizioni economiche degli ex coniugi idonea a mutare il pregresso assetto patrimoniale realizzato con il precedente provvedimento attributivo dell'assegno, secondo una valutazione comparativa delle condizioni suddette di entrambe le parti. In particolare, in sede di revisione, il giudice deve limitarsi a verificare se, ed in che misura, le circostanze, sopravvenute e provate dalle parti, abbiano alterato l'equilibrio così raggiunto e adeguare l'importo, o lo stesso obbligo della contribuzione, alla nuova situazione patrimoniale-reddituale accertate. Nel caso di specie, nella valutazione comparativa delle situazioni degli ex coniugi l’incremento patrimoniale, derivante da un lascito ereditario relativo a un compendio immobiliare di cospicuo valore, non può essere azzerato in ragione delle condizioni psico-fisiche della beneficiaria dell’assegno e della ritenuta non ragionevolezza di un impegno per mettere a reddito il proprio patrimonio.

(Cassazione Civile, ordinanza, 10 gennaio 2022, n. 354)


I compensi che il professionista versa all’associazione professionale sono pignorabili

È solo la cessione del credito, e non la mera delega all'incasso, che priva il creditore di tale sua qualità. Pertanto il creditore di un professionista può pignorare i compensi a questi dovuti dai suoi clienti nelle forme del pignoramento presso terzi, a nulla rilevando che quel professionista abbia delegato altri all'incasso, oppure si sia obbligato, nei confronti dell'associazione professionale cui appartiene, a riversare in un fondo comune i proventi della propria attività professionale.

(Cassazione Civile, 12 gennaio 2023, n. 756)


E’ abusiva la clausola di un contratto stipulato tra avvocato e cliente-consumatore che fissa il prezzo dei servizi secondo la tariffa oraria

L'articolo 4, paragrafo 2, della direttiva 93/13/CEE del Consiglio, del 5 aprile 1993, concernente le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori, come modificata dalla direttiva 2011/83/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, deve essere interpretato nel senso che: rientra nell'ambito di applicazione di tale disposizione la clausola di un contratto di prestazione di servizi legali stipulato tra un avvocato e un consumatore che fissi il prezzo dei servizi forniti secondo il principio della tariffa oraria. L'articolo 4, paragrafo 2, della direttiva 93/13, come modificata dalla direttiva 2011/83, deve essere interpretato nel senso che: non soddisfa l'obbligo di formulazione chiara e comprensibile, ai sensi di tale disposizione, la clausola di un contratto di prestazione di servizi legali stipulato tra un avvocato e un consumatore che fissi il prezzo di tali servizi secondo il principio della tariffa oraria senza che siano comunicate al consumatore, prima della conclusione del contratto, informazioni che gli consentano di prendere la sua decisione con prudenza e piena cognizione delle conseguenze economiche derivanti dalla conclusione di tale contratto. L'articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 93/13, come modificata dalla direttiva 2011/83, deve essere interpretato nel senso che: la clausola di un contratto di prestazione di servizi legali stipulato tra un avvocato e un consumatore che fissi, secondo il principio della tariffa oraria, il prezzo di tali servizi e che rientri, pertanto, nell'oggetto principale di detto contratto, non deve essere considerata abusiva per il solo fatto che non soddisfa l'obbligo di trasparenza di cui all'articolo 4, paragrafo 2, di tale direttiva, come modificata, a meno che lo Stato membro il cui diritto nazionale si applica al contratto di cui trattasi abbia espressamente previsto, conformemente all'articolo 8 di detta direttiva, come modificata, che la qualificazione come clausola abusiva discenda da questo solo fatto. L'articolo 6, paragrafo 1, e l'articolo 7, paragrafo 1, della direttiva 93/13, come modificata dalla direttiva 2011/83, devono essere interpretati nel senso che: qualora un contratto di prestazione di servizi legali stipulato tra un avvocato e un consumatore non possa sussistere dopo la soppressione di una clausola dichiarata abusiva che fissi il prezzo dei servizi secondo il principio della tariffa oraria, e tali servizi siano già stati forniti, essi non ostano a che il giudice nazionale ripristini la situazione in cui il consumatore si sarebbe trovato in assenza di tale clausola, anche quando ciò comporti che il professionista non percepisca alcun compenso per i suoi servizi. Nell'ipotesi in cui l'invalidazione del contratto nella sua interezza esponga il consumatore a conseguenze particolarmente dannose, circostanza che spetta al giudice del rinvio verificare, tali disposizioni non ostano a che il giudice nazionale sani la nullità di detta clausola sostituendola con una disposizione di diritto nazionale di natura suppletiva o applicabile in caso di accordo tra le parti di detto contratto. Per contro, tali disposizioni ostano a che il giudice nazionale sostituisca la clausola abusiva dichiarata nulla con una stima giudiziaria del livello del compenso dovuto per detti servizi (la Corte si è così pronunciata nella controversia tra un legale ed il suo cliente, il quale riteneva vessatoria la pattuizione del compenso su base oraria; infatti si era rifiutato di saldare e di onorare i 5 contratti stipulati col legale attore relativi a procedimenti civili e penali connessi alla causa di divorzio dalla moglie)..

(Corte di Giustizia UE, 12 gennaio 2023, n. 395)


Si applica la disciplina della responsabilità civile al contenuto diffamatorio degli articoli inseriti nell'archivio storico digitale di un quotidiano

Nell'ipotesi in cui il contenuto diffamatorio degli articoli di stampa cartacea inseriti nell'archivio storico digitale di un quotidiano risulti già accertato con sentenza passata in giudicato, l'inserimento e il mantenimento nel suddetto archivio di quelle stesse informazioni integra una nuova e autonoma fattispecie illecita, ove sussista la lesione di diritti costituzionalmente garantiti (all'immagine, anche sociale, alla reputazione personale e professionale o alla vita di relazione), essendo differenti sia il tempo, sia la forma, sia la finalità della veicolazione di dette notizie, e la successiva lesività diffusiva deve valutarsi in concreto, avuto riguardo a tutte le peculiarità del singolo caso, secondo gli ordinari criteri di cui all'art. 2043 c.c., con onere probatorio a carico del soggetto leso, anche, se del caso, in via di presunzioni, di tutti gli elementi costitutivi della fattispecie (condotta, elemento soggettivo, nesso causale, danno), la cui sussistenza necessita di apposita indagine del giudice di merito".

(Cassazione Civile, 11 gennaio 2023, n. 479)


Il disinteresse della madre legittima l’adozione dei figli

Deve ritenersi legittima l'adozione disposta allorché il comportamento di disinteresse della madre possa provocare danni gravi e irreversibili alla equilibrata crescita dei minori (nella specie era emerso che la madre trascurava perfino le primarie esigenze connesse alla salute dei figli e che neppure la nonna era in grado di assicurare le cure necessarie).

(Cassazione Civile, 10 gennaio 2023, n. 363)


Cremazione a 10 anni dalla sepoltura: spetta il risarcimento se i parenti non l'hanno autorizzata

La cremazione delle salme inumate da almeno dieci anni e delle salme tumulate da almeno venti anni richiede l'assenso dei parenti; il consenso dei parenti è strumentale alla realizzazione o alla tutela dell'interesse cosiddetto secondario al sepolcro. L'interesse dei parenti ad avere un luogo per onorare il defunto (e che tale luogo non sia trasformato) è un'espressione del diritto alla personalità che trova la sua ragione, innanzitutto, negli artt. 2 e 13 della Costituzione (respinto il ricorso di un'azienda concessionaria dei servizi cimiteriali condannata a risarcire i parenti di un defunto che era stato cremato senza il preventivo consenso).

(Cassazione Civile, 10 gennaio 2023, n. 370)


Sui presupposti per sottoporre un soggetto al trattamento sanitario obbligatorio

Il Trattamento Sanitario Obbligatorio è un evento terapeutico straordinario, finalizzato alla tutela della salute mentale del paziente, che può essere legittimamente disposto solo dopo aver esperito ogni iniziativa concretamente possibile, sia pur compatibilmente con le condizioni cliniche, di volta in volta accertate e certificate, in cui versa il paziente - ed ove queste lo consentano - per ottenere il consenso del paziente ad un trattamento volontario. Si può intervenire con un trattamento sanitario obbligatorio anche a prescindere dal consenso del paziente se sono contemporaneamente presenti tre condizioni: l'esistenza di alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici; la mancata accettazione da parte dell'infermo degli interventi terapeutici proposti; l'esistenza di condizioni e circostanze che non consentano di adottare tempestive ed idonee misure sanitarie extra-ospedaliere.

(Cassazione Civile, ordinanza, 11 gennaio 2023, n. 509)


Non è automaticamente trascrivibile il provvedimento giudiziario straniero se contrario ai principi di ordine pubblico internazionale

Poiché la pratica della maternità surrogata, quali che siano le modalità della condotta e gli scopi perseguiti, offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane, non è automaticamente trascrivibile il provvedimento giudiziario straniero, e a fortiori l'originario atto di nascita, che indichi quale genitore del bambino il genitore d'intenzione, che insieme al padre biologico ne ha voluto la nascita ricorrendo alla surrogazione nel Paese estero, sia pure in conformità della lex loci. Nondimeno, anche il bambino nato da maternità surrogata ha un diritto fondamentale al riconoscimento, anche giuridico, del legame sorto in forza del rapporto affettivo instaurato e vissuto con colui che ha condiviso il disegno genitoriale. L'ineludibile esigenza di assicurare al bambino nato da maternità surrogata gli stessi diritti degli altri bambini nati in condizioni diverse è garantita attraverso l'adozione in casi particolari, ai sensi dell'art. 44, primo comma, lettera d), della legge n. 184 del 1983. Allo stato dell'evoluzione dell'ordinamento, l'adozione rappresenta lo strumento che consente di dare riconoscimento giuridico, con il conseguimento dello status di figlio, al legame di fatto con il partner del genitore genetico che ha condiviso il disegno procreativo e ha concorso nel prendersi cura del bambino sin dal momento della nascita.

(Cassazione Civile, Sezioni Unite, 30 dicembre 2022, n. 38162)


E’ obbligatoria l’RC auto per il veicolo sosta in un parcheggio privato aperto alla circolazione

È legittima la sanzione irrogata al proprietario del veicolo privo di assicurazione lasciato in sosta in un parcheggio privato allorché sia emerso che il parcheggio era comunque aperto alla circolazione, ragione per cui non era seriamente contestabile l'obbligo assicurativo, la cui ratio risiede nella esigenza che il veicolo, per quanto in sosta, possa essere coinvolto in sinistri stradali o possa essere causa o concausa degli stessi.

(Cassazione Civile, 28 dicembre 2022, n. 37851)