Violazione del dovere di diligenza qualificata nella identificazione del soggetto che ha rilasciato la procura
Il notaio che, nella autenticazione di una procura speciale a vendere preparatoria del successivo contratto traslativo, violi il dovere di diligenza qualificata impostogli ai fini dell'identificazione del soggetto che rilascia detta procura, può essere chiamato a rispondere, a titolo di responsabilità contrattuale, in applicazione dei principi in tema di cd. contatto sociale qualificato, anche dei danni cagionati al terzo interessato all'acquisto in conseguenza di tale negligente identificazione, poiché il contratto d'opera professionale finalizzato al rilascio della procura speciale, benché formalmente concluso fra il notaio e il futuro venditore ed avente ad oggetto un negozio unilaterale, è fonte di obblighi di protezione pure nei confronti dell'aspirante compratore, il quale va qualificato come "terzo protetto dal contratto".
(Cassazione Civile, 8 aprile 2020, n. 7746)
Proposizione di istanza di ammissione al concordato preventivo da parte dell’imprenditore cancellato
Il combinato disposto degli artt. 2495 c.c. e 10 L Fall. impedisce all’imprenditore individuale volontariamente cancellatosi dal registro delle imprese, di cui, entro l’anno dalla cancellazione, sia domandato il fallimento, di richiedere l’ammissione al concordato preventivo, trattandosi di procedura che, diversamente dal fallimento, caratterizzato da finalità solo liquidatorie, tende piuttosto alla risoluzione della crisi di impresa, sicché l’intervenuta e consapevole scelta di cessare l’attività imprenditoriale, necessario presupposto della cancellazione, preclude ipso facto l’utilizzo della procedura concordataria per insussistenza del bene al cui risanamento essa dovrebbe mirare.
(Cassazione Civile, 20 febbraio 2020, n. 4329)
Amministrazione di sostegno e disposizioni testamentarie a favore dell'amministratore
L'amministrazione di sostegno si configura come cd. sostitutiva o mista, laddove presenta caratteristiche affini alla tutela, poiché l'amministrato, pur non essendo tecnicamente incapace di compiere atti giuridici, non è comunque in grado di determinarsi autonomamente in difetto di un intervento, appunto sostitutivo ovvero di ausilio attivo, dell'amministratore; viene, invece, definita amministrazione puramente di assistenza quando si avvicina alla curatela, in relazione alla quale l'ordinamento non prevede i divieti di ricevere per testamento e donazione. Ne discende che, nel caso dell'amministrazione di mera assistenza, il beneficiato è pienamente capace di disporre del suo patrimonio, anche per testamento e con disposizione in favore dell'amministratore di sostegno, a prescindere dalla circostanza che tra i due soggetti, amministratore e beneficiato, sussistano vincoli di parentela di qualsiasi genere, o di coniugio, ovvero una stabile condizione di convivenza.
(Cassazione Civile, 4 marzo 2020, n. 6079)
Per l’affitto d’azienda occorre la preesistenza di un’organizzazione in forma d’azienda dei beni oggetto del contratto
Il giudice, nel valutare se un contratto debba essere qualificato come locazione di immobile od affitto di azienda (o di un ramo di essa), deve, in primo luogo, verificare se i beni oggetto di tale contratto fossero già organizzati in forma di azienda; in caso di esito positivo dell'indagine, egli è tenuto, quindi, ad accertare se le parti abbiano inteso trasferire o concedere il godimento del complesso organizzato o semplicemente quello di un immobile, al cui utilizzo risultino strumentali gli altri beni e servizi eventualmente ceduti, restando poi libero l'avente causa di costituire "ex novo" un'azienda propria. (Nella specie, la S.C. ha cassato con rinvio la decisione della corte di appello, la quale, poiché l'immobile oggetto del contratto era situato in un centro commerciale, aveva erroneamente ritenuto l'avvenuta cessione di un'organizzazione aziendale, senza verificare se il cedente avesse in precedenza impresso ai beni interessati dall'accordo una tale organizzazione e valorizzando, invece, il trasferimento in godimento, assieme al locale, di elementi, quali un massetto, un registratore ed un gabinetto, di per sé insufficienti a costituire un'azienda).
(Cassazione Civile, 17 febbraio 2020, n. 3888)
Se il terzo acquirente fallisce non è possibile esperire l’azione di rivendica
In caso di atto di disposizione del patrimonio in danno ai creditori, il fallimento del terzo acquirente, dichiarato dopo l’atto di alienazione, vale a dire dopo l’atto di frode determinativo della lesione della garanzia patrimoniale ma prima che l’azione revocatoria sia esercitata, impedisce ai creditori dell’alienante solo l’esercizio dell’azione costitutiva (in applicazione del principio di cristallizzazione dell’attivo fallimentare), non anche invece l’esercizio di quell'azione restitutoria per equivalente parametrata al valore del bene sottratto alla garanzia patrimoniale, da esercitarsi nelle forme dell’insinuazione al passivo e non nelle forme della rivendica.
(Cassazione Civile, Sez. Unite, 24 giugno 2020, n. 12476)
Non tutti i muri presenti in un condominio sono parti comuni dell’edificio
Un muro di recinzione e delimitazione di un giardino di proprietà esclusiva, pur inserito in un complesso condominiale, non può di per se ritenersi incluso tra le parti comuni (art 1117 c.c.), atteso che tale bene, per sua natura destinato a svolgere funzione di contenimento di quel giardino, può essere compreso tra le cose condominiali solo ove ne risulti obiettivamente la diversa destinazione al necessario uso comune, ovvero ove sussista un titolo negoziale in tal senso.
(Tribunale di Genova, 6 giugno 2020, n. 840)
Responsabilità dell’avvocato per la prescrizione dei diritti del cliente
In applicazione dei principi dettati dall'art. 2236 c.c. e art. 1176 c.c., comma 2, l'avvocato deve considerarsi responsabile verso il suo cliente in caso di incuria e di ignoranza di disposizioni di legge e in genere nei casi in cui per negligenza od imperizia compromette il buon esito del giudizio, mentre nei casi di interpretazione di leggi o di risoluzione di questioni opinabili, deve ritenersi esclusa la responsabilità dell'avvocato medesimo nei confronti del suo cliente a meno di dolo o colpa grave (ipotesi di responsabilità dell'avvocato per aver fatto maturare la prescrizione dell'azione cambiaria con rifermento a diversi titoli per la quale un suo cliente gli aveva conferito mandato).
(Cassazione Civile, 6 luglio 2020, n. 13875)
Sulla responsabilità dei sindaci di società di capitali
I sindaci sono responsabili delle violazioni contestate agli amministratori che rivestono una evidenza ed eclatanza (come il mancato pagamento dei tributi e l’assunzione di passività altrui, cioè di altre società del gruppo) tale da essere di necessità conosciute specificamente dal presidente del collegio, che rivestiva anche (in modo incompatibile) il ruolo di consulente e commercialista della società fallita.
(Cassazione Civile, 18 giugno 2020, n. 11884)
Sul danno subito dall'alunno nel corso della ricreazione
Nel caso di danno subito dall'alunno va esclusa la responsabilità degli insegnanti e dell'Istituto allorché sia emersa l'assoluta repentinità e imprevedibilità dell'evento nonché l'insussistenza di una condotta negligente delle insegnanti e della mancata adozione di misure idonee preventive di tipo organizzativo o disciplinare (nella specie, l'alunno infortunato si era abbassato per raccogliere una penna quando, all'improvviso, un compagno di classe, inciampando, gli era finito addosso, facendogli battere il volto sul pavimento e causandogli la frattura di tre denti).
(Cassazione Civile, 24 giugno 2020, n. 12410)
S.a.S. ed obbligazioni tributarie
In tema di società in accomandita semplice, la norma gius-civilistica contemplata dall'art. 2313 c.c., nel prevedere che i soci accomandanti rispondono per le obbligazioni sociali limitatamente alla quota conferita, vale anche per le obbligazioni di natura tributaria, e, segnatamente, per quelle relative all'IVA e all’Irap dovute dalla società medesima.
(Cassazione Civile, sez. tributaria, 2 maggio 2020, n. 9429)