Il contratto di subappalto stipulato dall'appaltatore di un'opera pubblica è strutturalmente distinto dal contratto principale

Il contratto di subappalto stipulato dall'appaltatore di un'opera pubblica costituisce un contratto strutturalmente distinto da quello principale e, in quanto concluso tra soggetti entrambi privati, rimane sottoposto alla normativa del codice civile ed al contenuto negoziale che le parti hanno inteso conferirgli, con la conseguenza che ad esso non sono applicabili, se non attraverso eventuali richiami pattizi, le disposizioni d'impronta marcatamente pubblicistica tipiche dell'appalto di opere pubbliche.

(Cassazione Civile, ordinanza 17 marzo 2020, n. 7401)


Il condominio è un consumatore per la Cassazione e per la CGUE

Gli artt. 1 paragrafi 1 e 2 lett. b) Direttiva 93/13/CEE, concernente le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori, devono essere interpretati nel senso che non ostano a una giurisprudenza nazionale che interpreti la normativa di recepimento della medesima direttiva nel diritto interno in modo che le norme a tutela dei consumatori che essa contiene siano applicabili anche a un contratto concluso con un professionista da un soggetto giuridico quale il condominio nell'ordinamento italiano, anche se un simile soggetto giuridico non rientra nell'ambito di applicazione della suddetta direttiva.

(Corte di Giustizia Europea, 2 aprile 2020, n. 329)


Lesioni subite dal minore al parco giochi

Il danneggiato deve preoccuparsi unicamente di dimostrare che il danno subito dal minore è derivato da quello scivolo e che tale scivolo presentava un difetto di manutenzione o che comunque aveva una condizione potenzialmente lesiva (che non è propria di uno scivolo). Il Comune deve provare la regolare manutenzione dello scivolo e offrire altresì la prova che il danno era evitabile dal danneggiato usando l'ordinaria diligenza (provando il mancato controllo del minore da parte dei genitori che in ogni caso potrebbe rilevare come concorso colposo ai sensi dell'art. 1227 cc e incidere sul quantum risarcitorio non andando a interrompere il nessi di causalità), ossia la prova che la cosa presentasse una insidia visibile ed evitabile dal danneggiato.

(Cassazione Civile, ordinanza 27 marzo 2020, n. 7578)


Collegamento tra la procedura di accordo di ristrutturazione d di composizione della crisi da sovraindebitamento dei soci

È ammissibile e va omologata la procedura di accordo di ristrutturazione del debito ex art. 182 bis L.F. di una società di persone, il cui piano si basi sull'eccedenza del ricavato di una collegata procedura di accordo di ristrutturazione del sovraindebitamento promossa dai soci illimitatamente responsabili della società.

(Tribunale di Rimini, 27 giugno 2019)


Diligenza degli amministratori nella gestione

L’amministratore di una società che disponga pagamenti a società terze, peraltro ad esso stesso riconducibili, in assenza del relativo titolo viene meno all'obbligo da esso assunto di gestire i fondi societari nell'interesse dell’amministrata. In quanto violazione dell’obbligo generale di diligenza nella gestione della società, costituente un inadempimento di natura contrattuale, grava sull'amministratore l’onere della prova di aver correttamente adempiuto. In assenza di tale prova il danno corrisponde all'intero importo pagato a terzi, una volta rilevata l’impossibilità di procedere al recupero delle somme pagate in assenza di causa. L’amministratore di società è responsabile per omessi pagamenti di imposte ed oneri contributivi, ma la condanna al risarcimento del danno richiede che sia fornita prova.

(Tribunale di Milano, Sez. Impresa, 20 giugno 2019)


Mantenimento diretto in favore del figlio maggiorenne

Soltanto la domanda autonoma del figlio volta ad ottenere il mantenimento diretto può negare il concorrente diritto del proprio genitore a percepire il relativo assegno, dimostrando tale domanda la volontà dell’avente diritto di gestire in autonomia le risorse destinate al mantenimento. Difatti il genitore tenuto al mantenimento del figlio maggiorenne non economicamente autosufficiente non può autonomamente scegliere il soggetto nei confronti del quale adempiere l’obbligazione e pertanto non può pretendere, in mancanza di specifica domanda del figlio, di assolvere la propria prestazione nei confronti di quest’ultimo anziché del genitore istante, il quale ha chiesto in sede giudiziale il mantenimento del figlio.

(Tribunale di Pisa, 1 aprile 2020, n. 393)


Nullità del trust elusivo della disciplina concorsuale

Il negozio istitutivo di un trust, che comporti la segregazione di tutto il patrimonio aziendale del disponente per eludere la disciplina concorsuale ed impedire ad un creditore la realizzazione coattiva individuale del credito, è nullo per illiceità della causa. La nullità, che può essere rilevata d’ufficio ed incidentalmente dal giudice adito per la liquidazione di detto patrimonio, determina la carenza di legittimazione del trustee a disporre dei beni da liquidare e la sua incapacità a stare in giudizio, con conseguente inammissibilità del ricorso proposto per la liquidazione del patrimonio aziendale ai sensi dell’art. 14 ter, L. n. 3/2012.

(Tribunale di Treviso, ordinanza 3 gennaio 2019)


Risoluzione della donazione e forma dell’atto

Anche nel caso di accordo tra coniugi per la risoluzione di una donazione e quindi per la retrocessione dei diritti immobiliari al donante, deve essere rispettata la stessa forma dell’atto originario e principale.

(Cassazione Civile, ordinanza 3 marzo 2020, n. 5937)


Sul vizio della cosa locata

Il mancato rilascio di concessioni, autorizzazioni o licenze amministrative relative alla destinazione d'uso, non è di ostacolo alla valida costituzione del rapporto di locazione, quando il bene è stato comunque utilizzato dal conduttore secondo l’uso convenuto.

(Cassazione Civile, 3 marzo 2020, n. 5968)


Sul danno da riduzione della capacità lavorativa

In presenza di un danno da perdita della capacità lavorativa sofferto, la liquidazione debba avvenire sommando due voci tra loro diverse: da un lato, i redditi perduti dalla vittima dal momento dell’illecito a quello della liquidazione; dall'altro, la capitalizzazione dei redditi futuri che la vittima presumibilmente perderà, dal momento della liquidazione in poi, in base ad un coefficiente di capitalizzazione corrispondente all'età della vittima al momento in cui si compie l’operazione di liquidazione.

(Cassazione Civile, ordinanza 28 febbraio 2020, n. 5458)