Per il collegamento negoziale non basta la contestualità dei contratti
Per affermare l’esistenza di un collegamento negoziale tra due contratti, è necessario accertare se essi vennero stipulati l’uno in funzione dell’altro, al fine di conseguire un risultato ulteriore e diverso da quello che la stipula isolata di ciascuno di essi avrebbe permesso alle parti.
(Cassazione Civile, ordinanza 28 maggio 2019, n. 14478)
Il collegamento fra contratto derivato e contratto di finanziamento
L’invalidità del contratto derivato può determinare anche quella del contratto di finanziamento, solo ove la parte istante dimostri la sussistenza di un collegamento negoziale tra gli stessi. Perché possa esserci un collegamento negoziale è necessaria la sussistenza di due requisiti: uno oggettivo, costituito dal nesso teleologico tra i negozi ed un altro soggettivo, costituito dal loro comune intento pratico.
(Tribunale di Napoli, 1 aprile 2019, n. 3494)
Rapporto di conto corrente tra estratti, altre prove documentali ed argomenti di prova
Nei rapporti bancari in conto corrente, una volta esclusa la validità di talune pattuizioni relative agli interessi a carico del correntista, la rideterminazione del saldo del conto deve avvenire attraverso la produzione in giudizio dei relativi estratti a partire dalla data della sua apertura; non trattandosi tuttavia di prova legale esclusiva, all'individuazione del saldo finale possono concorrere anche altre prove documentali, nonché gli argomenti di prova desunti dalla condotta processuale tenuta del medesimo correntista (Nella specie la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza della corte d'appello, che aveva respinto integralmente la domanda della banca di condanna del correntista al pagamento del saldo passivo, in mancanza di un solo estratto conto relativo ad un periodo in cui il correntista aveva ammesso l'assenza di movimentazioni nel rapporto).
(Cassazione Civile, 4 aprile 2019, n. 9526)
La caparra quale anticipo dei maggiori danni
In tema di contratto preliminare, va qualificata in termini di declaratoria di risoluzione per inadempimento - soggetta, pertanto, alla relativa disciplina generale - e non quale esercizio del diritto di recesso, la domanda con cui la parte non inadempiente, che abbia conseguito il versamento della caparra, chieda, oltre alla risoluzione del contratto, la condanna della controparte al risarcimento di ulteriori danni; in tal caso, dunque, essa non può incamerare la caparra, che perde la sua funzione di limitazione forfettaria e predeterminata della pretesa risarcitoria e la cui restituzione è ricollegabile agli effetti propri della risoluzione negoziale, ma solo trattenerla a garanzia della pretesa risarcitoria o in acconto su quanto le spetta, a titolo di anticipo dei danni che saranno in seguito accertati e liquidati.
(Cassazione Civile, 27 marzo 2019, n. 8571)
Compravendita immobiliare in più fasi
L'accordo denominato come preliminare, con il quale i contraenti si obbligano alla stipula di un successivo contratto preliminare, è valido solo ove emerga la configurabilità dell'interesse delle parti ad una formazione progressiva del contratto, basata sulla differenziazione dei contenuti negoziali.
(Cassazione Civile, ordinanza 20 marzo 2019, n 7868)
Legittima la revoca dell’accordo con cui la madre aveva originariamente ceduto alla figlia tutti i propri beni
Legittima la revoca dell’accordo con cui un’anziana donna aveva ceduto la nuda proprietà alla figlia, chiedendo in cambio di avere da lei assistenza morale e materiale siccome quell’intesa è rimasta solo sulla carta, poiché le due donne hanno continuato a vivere a distanza di centinaia di chilometri.
(Cassazione Civile, ordinanza 8 marzo 2019, n. 6759)
Clausola risolutiva espressa e buona fede
In tema di risoluzione del contratto per inadempimento il giudice deve valutare il comportamento dei contraenti secondo il principio generale della buona fede, anche in presenza di una clausola risolutiva espressa.
(Cassazione Civile, 22 febbraio 2019, n. 5401)
Sulla garanzia di buon funzionamento
La garanzia per i vizi della cosa venduta disciplinata dagli artt. 1490 e seguenti c.c. differisce da quella di buon funzionamento prevista dall'art. 1512 c.c. per il fatto che, mentre la seconda impone all'acquirente solo l'onere di dimostrare il cattivo funzionamento della cosa venduta, la prima - cui il venditore è tenuto anche se incolpevole, essendo la colpa di questi richiesta solo ai fini dell'obbligo del risarcimento del danno - impone all'acquirente anche l'onere di dimostrare la sussistenza dello specifico vizio che rende la cosa venduta inidonea all'uso cui essa è destinata.
(Cassazione Civile, 14 febbraio 2019 n. 4298)
Determinazione del limite di finanziabilità nel mutuo fondiario
Nella determinazione dell’ammontare massimo del finanziamento fondiario garantito da ipoteca ai sensi dell’art. 38 TUB è irrilevante la circostanza che il bene ipotecato appartenga al mutuatario o a terzi che offrano garanzia reale, in quanto la garanzia del terzo datore di ipoteca non ha, in questo caso, natura integrativa bensì principale, al pari dell’ipoteca prestata dal soggetto finanziato.
(Tribunale di Padova, 4 gennaio 2019)
Vizio nella progettazione imputabile al professionista
Il contratto di prestazione d'opera intellettuale, in base al quale sia stato progettato un edificio in tutto o in parte non conforme alla vigente disciplina edilizia, non è di per sé nullo per contrasto con le norme imperative e con l'ordine pubblico, e neanche per impossibilità dell'oggetto, essendo la prestazione a cui è contrattualmente vincolato il progettista eseguibile anche dal punto di vista giuridico. Deve, infatti, reputarsi che poiché il professionista che si obbliga alla redazione di un progetto edilizio deve usare la diligenza del buon padre di famiglia nel porre in essere tutte le attività finalizzate ad ottenere il provvedimento amministrativo che consenta la legittima esecuzione dell'opera che ne costituisce oggetto, ivi compresa la presentazione della documentazione richiesta dal Comune ai fini del rilascio della concessione edilizia, così che il mancato rispetto di tale canone può determinare la responsabilità per inadempimento.
(Cassazione Civile, 11 gennaio 2019, n. 562)