Grave ritardo del treno: sì al risarcimento del danno esistenziale
La tutela riparatoria del danno non patrimoniale, estesa a situazioni giuridiche soggettive di rango costituzionale lese senza condotte integranti reato, può nel caso essere avallata proprio perché ciò che sostanzialmente era stato allegato, risponde alla tutela della libertà di autodeterminazione e di movimento che trova riconoscimento nella superiore normativa della Carta costituzionale; naturalmente, lo scrutinio, proprio del giudice di merito in fatto, deve superare non solo l'identificazione della situazione soggettiva lesa, e in specie della correlativa qualità, ma anche della soglia di sufficiente gravità e serietà, individuata quale limite imprescindibile della tutela risarcitoria (confermata, nella specie, la decisione dei giudici del merito secondo cui il viaggio di oltre 24 ore su un treno regionale in defatiganti condizioni di carenza di cibo, necessario riscaldamento e possibilità di riposare, costituiva un'offesa effettivamente seria e grave, tale da non tradursi in meri e frammentati disagi, fastidi, disappunti, ansie o altro tipo di generica insoddisfazione).
(Cassazione Civile, 9 ottobre 2023, n. 28244)
Perdita del bagaglio: il vettore deve risarcire anche il danno non patrimoniale
L'art. 22 della Convenzione di Montreal ha lo scopo di stabilire una limitazione della responsabilità del vettore aereo e che l'indennità di 1000 diritti speciali di prelievo (unità convenzionale il cui valore, legato alle quotazioni dell'oro, è rilevabile giornalmente, ai sensi delle tabelle ufficiali predisposte dal Fondo monetario), da esso previsto in caso di perdita totale del bagaglio registrato, ricomprende tutte le voci di danno rivendicate dal passeggero (e, dunque, non soltanto il danno patrimoniale derivante dai beni perduti e dal costo per l'acquisto dei nuovi beni necessari, ma anche il danno non patrimoniale). Il passeggero deve fornire un elenco dei beni contenuti all'interno del bagaglio soltanto nel caso in cui voglia ottenere un risarcimento maggiore di quello consentito dalla Convenzione.
(Cassazione Civile, 6 ottobre 2023, n. 28200)
I presupposti per fruire di una seconda opportunità di recesso nei contratti a distanza
Il diritto del consumatore di recedere da un contratto a distanza, nel caso della sottoscrizione di un abbonamento comportante un periodo iniziale gratuito e che, in assenza di risoluzione, è rinnovato automaticamente, è, in linea di principio, garantito una sola volta. Tuttavia, se, al momento della sottoscrizione dell'abbonamento, il consumatore non è stato informato in maniera chiara, comprensibile ed esplicita che, dopo il periodo iniziale gratuito, tale abbonamento diventa a pagamento, egli dovrà disporre di un nuovo diritto di recesso dopo tale periodo.
(Corte di Giustizia Europea, 5 ottobre 2023, n. 565)
Chi recede dalle trattative deve dimostrare che il recesso esula dai limiti della buona fede e correttezza
La responsabilità precontrattuale, derivante dalla violazione della regola di condotta posta dall'art. 1337 c.c. a tutela del corretto dipanarsi dell'iter formativo del negozio, costituisce una forma di responsabilità extracontrattuale, cui vanno applicate le relative regole in tema di distribuzione dell'onere della prova. Ne consegue che, qualora gli estremi del comportamento illecito siano integrati dal recesso ingiustificato di una parte, non grava su chi recede la prova che il proprio comportamento corrisponde ai canoni di buona fede e correttezza, ma incombe, viceversa, sull'altra parte l'onere di dimostrare che il recesso esula dai limiti della buona fede e correttezza postulati dalla norma de qua (fattispecie relativa ad una controversia relativa alla mancata stipula di un contratto di mutuo, nonostante le trattative fossero giunte ad uno stadio avanzato).
(Cassazione Civile, 25 settembre 2023, n. 27762)
Il peso dell’Hummer supera quello consentito per la patente B: il contratto di acquisto non può essere risolto
Si verte in tema di aliud pro alio quando la difformità del bene consegnato rispetto a quello pattuito incide sulla natura e, quindi, sull'individualità, consistenza e destinazione della stessa, in modo da potersi ritenere che esso appartenga ad un genere del tutto diverso da quello posto a base della decisione del compratore di effettuare l'acquisto, o quando la cosa consegnata presenti difetti che le impediscano di assolvere alla sua funzione o a quella concreta assunta come essenziale dalle parti, facendola degradare in una sottospecie del tutto diversa da quella dedotta in contratto, risultando inidonea ad assolvere alla funzione economico-sociale dedotta in contratto ed insuscettibile di fornire l'utilità richiesta (esclusa l'ipotesi de quo nella vendita di un veicolo con un peso massimo di carico per quale il l'acquirente avrebbe dovuto dotarsi di patente di guida diversa dalla B, nonostante le rassicurazioni diverse fornite dalla concessionaria; secondo la Corte, il veicolo venduto non era privo delle caratteristiche funzionali necessarie a soddisfare i bisogni dell'acquirente né aveva difetti che lo rendevano inservibile).
(Cassazione Civile, 24 agosto 2023, n. 25230)
Consapevolezza del carattere abusivo dell'immobile: inadempiente il promissario acquirente che non stipula il rogito
In tema di adempimento del preliminare di compravendita immobiliare, ove le parti, nella consapevolezza del carattere abusivo dell'immobile, abbiano espressamente previsto di dar corso al procedimento di sanatoria, senza posticipare alla sua definizione la conclusione del contratto definitivo, deve ritenersi inadempiente il promissario acquirente che non ottemperi alla stipula del negozio definitivo e giustifichi la sua condotta sulla scorta dell'omesso rilascio del certificato di agibilità da parte del promissario venditore.
(Cassazione Civile, 1 agosto 2023, n. 23370)
La risoluzione del contratto per impossibilità sopravvenuta dà luogo ai soli obblighi restitutori
La pronuncia di risoluzione del contratto per impossibilità sopravvenuta dell'esecuzione, in quanto fondata su un fatto estraneo alla sfera di imputabilità dei contraenti, dà luogo ai soli obblighi restitutori derivanti dallo scioglimento del vincolo contrattuale, essendo le prestazioni rese divenute indebite, ma non consente di condannare il debitore al pagamento del doppio della caparra, atteso che questa costituisce una forma risarcitoria limitata nel “quantum” e correlata al diritto di recesso, che, in quanto strumento di risoluzione negoziale per giusta causa, presuppone l'inadempimento della controparte.
(Cassazione Civile, 31 luglio 2023, n. 23209)
Per annullare il contratto non basta il pregiudizio per l’incapace
Ai fini dell’annullamento del contratto per incapacità naturale - a differenza di quanto previsto per l’annullamento dell’atto unilaterale - non rileva, di per sé, il pregiudizio che il contratto provochi o possa provocare all’incapace, poiché tale pregiudizio rappresenta solamente un indizio della malafede dell’altro contraente.
(Cassazione Civile, ordinanza, 11 luglio 2023, n. 19630)
E’ vessatoria la clausola di esonero di responsabilità del gestore di un parcheggio custodito
L'offerta contrattuale formulata attraverso la predisposizione di un'area recintata di parcheggio meccanizzato a pagamento ingeneri in chi accetta l'offerta predisposta dal gestore l'affidamento che in questa sia compresa anche la custodia del veicolo; conseguentemente, deve ritenersi che nell'oggetto del contratto di parcheggio sia ricompresa l'obbligazione di custodia del mezzo. Stante la ricostruzione del contenuto dell'offerta di parcheggio, un'eventuale deroga al principio generale del parcheggio custodito necessita di espressa negoziazione e consenso delle parti, elementi che non possono risolversi nella mera apposizione di cartelli o clausole predisposte unilateralmente sul biglietto ritirato all'entrata o contenute nel regolamento affisso all'interno dell'area di parcheggio; difatti, un'eventuale predisposizione di una clausola di esonero di responsabilità in capo al gestore del parcheggio avrebbe dovuto essere indicata all'utente in maniera chiara ed univoca prima della conclusione del contratto, quando l'utente aveva ancora la possibilità di scegliere se accettare o meno l'offerta, da approvarsi specificatamente per iscritto stante il carattere vessatorio. Al contrario, simili segnalazioni attengono tutte ad un momento successivo alla conclusione del contratto stesso, conclusione da collocare nel momento in cui l'utente si presenta innanzi alla sbarra di accesso ed inidonee, pertanto, ad incidere sul contenuto di un contratto già concluso.
(Cassazione Civile, ordinanza, 27 giugno 2023, n. 18227)
I soci succedono nell'obbligo di stipulazione del definitivo nel caso di preliminare stipulato dalla società estinta
A fronte della cancellazione volontaria in corso di causa della società convenuta in giudizio quale promittente alienante per l'esecuzione in forma specifica del contratto preliminare di vendita immobiliare da essa concluso, i soci verso cui tale giudizio sia riassunto succedono nell'obbligo di stipulazione del definitivo e sono potenziali destinatari degli effetti della corrispondente sentenza costitutiva, anche se di tale obbligo di facere non si sia fatta menzione nel bilancio finale di liquidazione.
(Cassazione Civile, 6 giugno 2023, n. 15762)