Caparra confirmatoria versata con assegno privo di data
Allorquando la caparra venga costituita mediante consegna di un assegno bancario, il comportamento del prenditore del titolo (promittente venditore) che, dopo averne accettato la consegna, ometta poi di porlo all'incasso, trattenendo comunque l'assegno e non restituendolo all'acquirente, è contrario a correttezza e buona fede e comporta a carico del prenditore l'insorgenza di tutti gli effetti che, nel contesto dell'operazione contrattuale compiuta dalle parti, conseguivano all'integrale versamento della caparra: a partire, appunto, da quello costituito dall'impossibilità per il prenditore di dedurre il mancato incasso dell'assegno quale inadempimento della controparte all'obbligo di versare l'intera somma pattuita quale caparra confirmatoria.
(Cassazione Civile, 31 marzo 2022, n. 10336)
Interruzione della prescrizione anche senza indicazione dell’importo
Deve escludersi che l’atto interruttivo debba necessariamente indicare l’importo richiesto in pagamento o l’intimazione ad adempiere, essendo sufficiente anche la mera richiesta scritta di adempimento accompagnata dall’individuazione del debitore.
(Cassazione Civile, ordinanza, 10 marzo 2022, n. 7835)
La garanzia per vizi si applica anche in caso di vendita di vetture usate
In caso di vendita di autovettura usata, la clausola contrattuale "vista e piaciuta", che ha lo scopo di accertare consensualmente la presa visione, ad opera del compratore, della cosa venduta, esonera il venditore dalla garanzia per i vizi di quest'ultima limitatamente a quelli riconoscibili con la normale diligenza e non taciuti in mala fede, sicché, anche in considerazione dei principi fondamentali della buona fede e dell'equità del sinallagma contrattuale, essa non può riferirsi ai vizi occulti emersi dopo i normali controlli eseguiti anteriormente l'acquisto.
(Cassazione Civile, 24 marzo 2022, n. 9558)
Sui diritti del promissario acquirente in caso di mancata cancellazione delle ipoteche
Il promissario acquirente di un immobile, garantito libero da ipoteche ma, in realtà, da esse gravato, può, infatti, legittimamente rifiutare di stipulare il contratto definitivo se, come accertato nel caso in esame, alla data fissata per la relativa stipulazione, tali formalità pregiudizievoli non siano cancellate dal promittente venditore, avendo, in tale ipotesi, solo la facoltà, non l'obbligo, ai sensi dell'art. 1482, comma 1°, c.c. (applicabile al contratto preliminare), di chiedere al giudice la fissazione di un termine per la liberazione dal vincolo da parte del promittente venditore.
(Cassazione Civile, ordinanza, 9 marzo 2022, n. 7612)
Sull'incapacità di intendere e di volere come motivo di invalidità del negozio
Ai fini dell'accertamento della sussistenza dell'incapacità di intendere e di volere, come motivo di invalidità del negozio, al momento in cui questo è stato posto in essere, occorre indagare, nel caso in cui l'infermità sia dovuta a malattia, se questa sia suscettibile di regresso, di stabilità o di miglioramento, come utile elemento di giudizio per stabilire se la malattia, manifestatasi anteriormente o successivamente, possa ritenersi sussistente anche nel momento in cui fu posto in essere l'atto impugnato.
(Cassazione Civile, 28 febbraio 2022, n. 6598)
Se il turista a causa dell’emergenza pandemica non può partire, il tour operator deve rimborsare il viaggio
Il contratto di pacchetto turistico, stipulato tra il tour operator/l'agenzia ed il consumatore, si qualifica come contratto a prestazioni corrispettive, sicché nel caso di impedimento soggettivo del fruitore della prestazione si applica l'art. 1463 c.c., nell'ipotesi in cui, pur se normativamente non specificatamente prevista, la causa concreta del contratto, consistente nella fruizione di un viaggio con finalità turistica, diviene inattuabile per una causa di forza maggiore, non prevedibile e non ascrivibile alla condotta dei contraenti, con conseguente estinzione dell'obbligazione e diritto di richiedere la restituzione delle somme già versate. Il fatto imprevedibile ed imprevisto può riguardare tanto il turista in prima persona quanto il (turista) suo prossimo congiunto. (Nel caso di specie, la situazione pandemica in atto, connessa alla preesistente patologia di epatite autoimmune della turista, riguardando tanto quest'ultima quanto il turista suo prossimo congiunto, come tale è stata ritenuta idonea ad impedire la fruizione dei servizi acquistati).
(Tribunale di Lodi, ordinanza, 22 gennaio 2022)
L’azione risarcitoria per la vacanza rovinata deve essere rivolta contro il tour operator
L'intermediario di viaggi (o "agenzia di viaggi") risponde delle obbligazioni tipiche di un mandatario o venditore, quali, ad esempio, scegliere con oculatezza l'organizzatore, trasmettere tempestivamente le prenotazioni, incassare il prezzo o restituirlo in caso di annullamento. L'intermediario, invece, non è responsabile degli inadempimenti dell'organizzatore o della non rispondenza dei servizi effettivamente offerti a quelli promessi e pubblicizzati, a meno che il viaggiatore o il turista non dimostri che l'intermediario, tenuto conto della natura degli inadempimenti lamentati, conosceva o avrebbe dovuto conoscere, facendo uso della diligenza da lui esigibile in base all'attività esercitata, l'inaffidabilità del tour operator cui si era rivolto, oppure la non rispondenza alla realtà delle prestazioni da quello promesse e pubblicizzate.
(Cassazione Civile, ordinanza, 2 febbraio 2022, n. 3150)
Il diritto del mediatore alla provvigione sorge ogniqualvolta la conclusione dell'affare è conseguenza dell'attività di intermediazione
Il diritto del mediatore alla provvigione sorge tutte le volte in cui la conclusione dell'affare sia in rapporto causale con l'attività intermediatrice, pur non richiedendosi che, tra l'attività del mediatore e la conclusione dell'affare, sussista un nesso eziologico diretto ed esclusivo, ed essendo, viceversa, sufficiente che, anche in presenza di un processo di formazione della volontà delle parti complesso ed articolato nel tempo, la "messa in relazione" delle stesse costituisca l'antecedente indispensabile per pervenire, attraverso fasi e vicende successive, alla conclusione del contratto, con la conseguenza che la prestazione del mediatore ben può esaurirsi nel ritrovamento e nell'indicazione di uno dei contraenti, indipendentemente dal suo intervento nelle varie fasi delle trattative sino alla stipula del negozio, sempre che la prestazione stessa possa legittimamente ritenersi conseguenza prossima o remota della sua opera, tale, cioè, che, senza di essa, il negozio stesso non sarebbe stato concluso, secondo i principi della causalità adeguata (nella specie, l'acquirente aveva sottoscritto un nuovo contratto preliminare di compravendita del medesimo bene in relazione al quale il mediatore aveva prestato la propria attività, con la conseguenza che a quest'ultimo spettava il diritto al pagamento della provvigione maturata sul rilievo che l'acquirente era entrato in relazione con la proprietaria dell'immobile per effetto dell'opera di mediazione da lui prestata, che aveva inciso in maniera decisiva anche per la stipulazione del successivo contratto preliminare).
(Cassazione Civile, 2 febbraio 2022, n. 3134)
Il patto di non concorrenza è violato se la nuova attività apre nelle vicinanze di quella preesistente
Il danno da violazione dell'obbligo di non concorrenza, pattuito tra le parti, ben possa essere provato mediante presunzioni, come nella specie la contiguità dei due esercizi commerciali; nel calcolo del danno non bisogna fare riferimento solo alla contrazione del fatturato, ma anche della riduzione del potenziale di vendita (nella fattispecie tra gli esercenti era intervenuto un accordo di non svolgere l'attività a una distanza inferiore ai due chilometri).
(Cassazione Civile, 31 gennaio 2022, n. 2824)
La clausola vessatoria e la nozione di squilibrio tra le prestazioni delle parti
La nozione di significativo squilibrio contenuta nell'art. 1469-bis c.c. (e, successivamente, nell'art. 33 codice del consumo), relativamente alle clausole vessatorie contenute nei contratti tra professionista e consumatore, fa esclusivo riferimento ad uno squilibrio di carattere giuridico e normativo, riguardante la distribuzione dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto, non consentendo invece di sindacare l'equilibrio economico, ossia la convenienza economica dell'affare concluso.
(Cassazione Civile, 25 novembre 2021, n. 36740)