Onere della prova per l’Amministrazione convenuta in opposizione

L’Amministrazione convenuta nel giudizio di opposizione ad ingiunzione ex art. 3, R.D. n. 639 del 1910, ai fini dell'accertamento di un credito riconducibile ai rapporti obbligatori di diritto privato, assume la posizione sostanziale di attrice, sicché, ai sensi dell'art. 2697 c.c., è tenuta a fornire la prova dei fatti costitutivi della propria pretesa. Grava, invece, a carico della parte opponente l'onere di provare la loro inefficacia, ovvero l'esistenza di cause modificative o estintive degli stessi.

(Tribunale di Milano, 6 settembre 2019)


Valore probatorio degli SMS

In tema di efficacia probatoria delle riproduzioni informatiche di cui all'art. 2712 c.c. , il "disconoscimento" che fa perdere ad esse la qualità di prova, pur non soggetto ai limiti e alle modalità di cui all'art. 214 c.p.c , deve tuttavia essere chiaro, circostanziato ed esplicito, dovendosi concretizzare nell'allegazione di elementi attestanti la non corrispondenza tra realtà fattuale e realtà riprodotta, ma non ha gli stessi effetti del disconoscimento previsto dall'art. 215, comma 2, c.p.c. , perché mentre questo, in mancanza di richiesta di verificazione e di esito positivo di questa, preclude l'utilizzazione della scrittura, il primo non impedisce che il giudice possa accertare la conformità all'originale anche attraverso altri mezzi di prova, comprese le presunzioni (fattispecie relativa alla valenza probatoria di alcuni sms).

(Cassazione Civile, 17 luglio 2019, n. 19155)


Nulla la motivazione apparente della sentenza di primo grado

E' invero nulla, ai sensi dell'art. 360 c.p.c., comma 1, n. 4, per violazione dell'art. 132 c.p.c., comma 2, n. 4, la motivazione solo apparente, che non costituisce espressione di un autonomo processo deliberativo, quale la decisione di appello motivata "per relationem" a quella di primo grado, attraverso una generica condivisione della ricostruzione in fatto e delle argomentazioni svolte dal primo giudice, senza alcun esame critico delle stesse in base ai motivi di gravame e che non lasci in evidenza, nella combinata lettura di entrambe le sentenze, un percorso argomentativo esaustivo e coerente (Cass. 05/11/2018 n. 28139; Cass. 21/09/2017 n. 22022).

(Cassazione Civile, ordinanza 8 aprile 2019, n. 9764)


Assenza di procura alle liti e definizione in rito del procedimento

Se la procura al difensore non è stata depositata al momento della costituzione in giudizio, ma alla prima udienza, non si ha una regolare costituzione del rapporto processuale e del contraddittorio ed il processo, non potendo proseguire, deve essere chiuso in rito (nel caso di specie il documento non è stato depositato al momento della costituzione in giudizio, ma alla prima udienza, non si è, quindi, avuta una regolare costituzione del rapporto processuale e del contraddittorio).

(Cassazione Civile, ordinanza 5 novembre 2018, n. 28106)


Se il giudice dimentica la liquidazione delle spese legali nel dispositivo

A fronte della mancata liquidazione delle spese nel dispositivo della sentenza, anche emessa ex art. 429 c.p.c., sebbene in parte motiva il giudice abbia espresso la propria volontà di porle a carico della parte soccombente, la parte interessata deve fare ricorso alla procedura di correzione degli errori materiali di cui agli artt. 287 ss. c.p.c. per ottenerne la quantificazione.

(Cassazione Civile, SS.UU., 21 giugno 2018, n. 16415)


Disconoscimenti, riconvenzionali ed eccezioni infondate: temerarietà

Configura temerarietà l’aver proposto un’opposizione con evidenti finalità dilatorie, formulando contestazioni ininfluenti ("disconoscimento" della data dell'assegno; nullità dell'assegno a fronte di un'azione causale non contestata) o palesemente infondate (inesigibilità della restituzione) ed avanzando un’infondata domanda di risarcimento di un preteso mancato guadagno.
Il danno per la lite temeraria viene liquidato equitativamente in misura corrispondente alla metà delle spese di soccombenza.

(Tribunale di Parma, 24 marzo 2018)


Allegazioni contra tabulas: è lite temeraria

La giurisprudenza ritiene sufficientemente sintomatico di una colpa grave la condotta processuale del convenuta, in quanto alcuni assunti dello stesso sono stati smentiti dalla documentazione prodotta in giudizio. In particolare va stigmatizzato l'aver prodotto in giudizio di appello un documento relativo ad altro rapporto e giudizio e sostenere, in aperto spregio di buonafede e correttezza, essere un acconto.

(Tribunale di Parma, 26 marzo 2018 n. 476)


Condanna per lite temeraria

Agire o resistere in giudizio con mala fede o colpa grave vuol dire azionare la propria pretesa, o resistere a quella avversa, con la coscienza dell’infondatezza della domanda o dell’eccezione; ovvero senza aver adoperato la normale diligenza per acquisire la coscienza dell’infondatezza della propria posizione.

(Cassazione Civile, ordinanza 3 aprile 2018, n. 8064)


Alla Consulta il risarcimento del danno da lite temeraria

L’art. 96, comma 3, C.p.c. potrebbe comportare incertezza sull'entità della condanna adottabile in quanto non contempla limiti quantitativi minimi e massimi delle condanne irrogabili, pertanto potrebbe non rispettare il presupposto della prevedibilità, necessario perché sia ammissibile la componente afflittiva del risarcimento.

(Tribunale di Verona, ordinanza 23 gennaio 2018)


Valutazione prove ed esame del fatto storico

L’omesso esame di elementi istruttori non integra, di per sé, il vizio di omesso esame di un fatto decisivo qualora il fatto storico, rilevante in causa, sia stato comunque preso in considerazione dal giudice, ancorché la sentenza non abbia dato conto di tutte le risultanze probatorie.

(Cassazione Civile, 22 febbraio 2018, n. 4278)