Rumori, difficile vivibilità della casa e risarcimento
Va risarcito il danno correlato al pregiudizio al diritto al riposo, che ridonda sulla qualità della vita di un individuo e conseguentemente sul diritto alla salute costituzionalmente garantito (riconosciuto il risarcimento per i disagi sofferti in dipendenza della difficile vivibilità della casa da una coppia di coniugi dovuto ai rumori provenienti dallo scarico del bagno dei vicini).
(Cassazione Civile, 28 luglio 2021, n. 21649)
Sulla responsabilità della Consob per la perdita di valore delle azioni
La responsabilità risarcitoria a carico della Consob per omessa vigilanza è una responsabilità di tipo aquiliano, per denunciata lesione del principio generale del neminem laedere, non essendo intercorsa alcuna relazione, neppure indiretta, e men che mai qualificata, con il soggetto privato che agisce in giudizio e non essendosi, quindi, ingenerato in quest’ultimo alcun affidamento o aspettativa sull’operato della Consob.
(Tribunale di Bologna, 15 aprile 2021)
Atti di bullismo in danno di uno studente e responsabilità del MIUR
Il MIUR risponde dei danni patiti da uno studente di 10 anni, rimasto vittima di atti di bullismo consumati nel corso della ricreazione presso i bagni della scuola primaria, ad opera di un altro allievo del medesimo istituto, coetaneo del bambino ferito. I soprusi hanno avuto luogo a causa dell’omesso controllo e sorveglianza da parte del personale docente e non docente addetto alla struttura scolastica: gli insegnanti oltre a non aver vigilato, non avevano neppure avvisato i genitori, con sollecitudine, di quanto occorso.
(Tribunale di Potenza, 12 aprile 2021, n. 380)
Sul danno morale terminale (“da lucida agonia”)
In caso di morte causata da un illecito, il danno morale terminale deve essere tenuto distinto da quello biologico terminale, in quanto il primo (danno da lucida agonia o danno catastrofale o catastrofico) consiste nel pregiudizio subito dalla vittima in ragione della sofferenza provata nel consapevolmente avvertire l'ineluttabile approssimarsi della propria fine ed è risarcibile a prescindere dall'apprezzabilità dell'intervallo di tempo intercorso tra le lesioni e il decesso, rilevando soltanto l'integrità della sofferenza medesima; mentre il secondo, quale pregiudizio alla salute che, anche se temporaneo, è massimo nella sua entità e intensità, sussiste, per il tempo della permanenza in vita, a prescindere dalla percezione cosciente della gravissima lesione dell'integrità personale della vittima nella fase terminale della stessa, ma richiede, ai fini della risarcibilità, che tra le lesioni colpose e la morte intercorra un apprezzabile lasso di tempo.
(Cassazione Civile, ordinanza 5 maggio 2021, n. 11719)
I condotti fognari sono parti comuni dell'edificio fino al punto di diramazione verso i locali di proprietà esclusiva
Sussiste la responsabilità del condominio di un edificio, ex art. 2051 c.c., quale custode delle parti comuni, per i danni arrecati agli abitanti di un immobile condominiale di sua proprietà (il portiere ed i suoi familiari), a seguito di un rigurgito della fogna e del trabocco di liquami, originati da una ostruzione del condotto fognario e delle tubazioni condominiali.
(Corte d’Appello di Roma, 24 marzo 2021, n. 2187)
Omessa manutenzione del bene pubblico
Ove dall’omessa custodia e manutenzione della strada pubblica derivi un'alterazione del deflusso delle acque che rechi danno alle colture di un fondo, il proprietario del medesimo è legittimato alla generale azione risarcitoria ex art. 2043 c.c., per il ristoro del danno, eventualmente comprensivo dell'esborso per l'esecuzione di opere necessarie ad evitarne la reiterazione.
(Cassazione Civile, ordinanza, 24 marzo 2021, n. 8272)
Il nipote va sempre risarcito per l’uccisione della nonna
In tema di domanda di risarcimento del danno non patrimoniale "da uccisione", proposta "iure proprio" dai congiunti dell'ucciso, mentre costituisce presupposto di fatto del danno risarcibile l’esistenza di rapporti costanti di reciproco affetto e solidarietà con il familiare defunto, l’esistenza di un legame eccedente l’ordinario rapporto di affetto, come del resto lo stesso rapporto di convivenza, costituiscono circostanze rilevanti ai fini della liquidazione del danno e, dunque, incidenti sull’aspetto del quantum e non dell’an.
(Cassazione Civile, ordinanza, 22 febbraio 2021 n. 4655)
Buche stradali e responsabilità da cose in custodia
In ambito di responsabilità da cose in custodia, ex art. 2051 c.c., nel caso di caduta di pedone in una buca stradale non risulta predicabile la ricorrenza del caso fortuito a fronte del mero accertamento di una condotta colposa della vittima (la quale potrà invece assumere rilevanza, ai fini della riduzione o dell'esclusione del risarcimento, ai sensi dell'art. 1227, commi 1 e 2, c.c.), richiedendosi, per l'integrazione del fortuito, che detta condotta presenti anche caratteri di imprevedibilità ed eccezionalità tali da interrompere il nesso causale tra la cosa in custodia e il danno.
(Cassazione Civile, 20 novembre 2020, n. 26524)
Sulla responsabilità civile conseguente ai danni riportati dai bambini all'interno di un parco giochi
In tema di danni da cose in custodia, segnatamente attrezzature di gioco per bambini, sussiste la responsabilità della PA tutte le volte che le normative Uni En 1176 e 1177 sulla sicurezza per le attrezzature di gioco riservate ai bambini non siano rispettate (nella specie, l'attività istruttoria ha evidenziato che alla base dei giochi dai quali era caduto il minore vi era una superficie di prato sintetico adatta a tenere indenni i bambini dalle cadute verificatesi dall'altezza massima di un metro; quindi, poiché il bambino era caduto da una panca ad un'altezza maggiore, il Comune avrebbe dovuto collocare sul posto un diverso materiale in grado di ammortizzare la caduta, materiale che non c'era).
(Cassazione Civile, 8 luglio 2020, n. 14166)
Paziente suicida in ospedale e richiesta risarcitoria dei congiunti per la perdita del rapporto parentale
Se deve ritenersi che una struttura ospedaliera risponde, contrattualmente, dei danni dei quali chieda il ristoro lo stesso paziente (che lamenti la mancata adeguata vigilanza sulla sua persona, ed in particolare l'omesso impedimento di atti autolesivi), non altrettanto può dirsi in ordine, invece, in relazione all'iniziativa risarcitoria assunta dai suoi stretti congiunti, per far valere, nelle stesse ipotesi, il danno da menomazione del rapporto parentale, o da perdita dello stesso, particolarmente nel caso in cui l'iniziativa autolesionistica del malato, soprattutto quello psichiatrico, si risolva in un atto suicidario portato a compimento.
(Cassazione Civile, 8 luglio 2020, n. 14258)